Prof. Aldo Maria Pero


Ho apprezzato in maniera particolare le opere di Andrea da Montefeltro
inquanto tributata da un artista capace d’interpretare il senso della sacralità
in un contesto moderno e ricco di suggestioni. 


Movimento Arte del XXI Secolo

Prof. Giancarlo Renzi

Andrea da Montefeltro espone le sue sculture nella magnifica Rocca Ubaldinesca e non ci potrebbe essere luogo altrettanto simbolico e intrigante. La pietra che Andrea leviga e cesella con delicata maestria, traforandola, entrando nel suo interno, ricavandone leggerezze ariose, quasi – a volte –sospese nel nulla. Una simbiosi perfetta- tra pietra e mano d’artista – che sottolinea, direi, l’abilità di chi quella pietra ora la assume come “materia/simbolo” di altri messaggi.

Profondi, poliversi, pungolanti: perché ogni temaaffrontato, ogni opera sono “lezioni” interdisciplinari. Ma al fondo c’è sempreun incontro con l’Uomo e con lo Spirito. Occorre entrarci lentamente dentro l’opera esposta, perché non è tanto l’estetica – che comunque attrae losguardo e spesso ammalia per il contenuto e l’eleganza - ma sarebbe, forse,solo un percorso tra “reperti”. L’artista ha sempre qualcosa da raccontare,non solo da mostrare. E per questo, credo, Andrea da Montefeltro, è artistamoderno ma senza perdere il senso profondo del significato dell’arte. Forseieri era più immediata la lettura di un Michelozzo o di un Caravaggio: eppureuna lezione non soltanto prospettica vi era e non sempre immediata .Davanti ad Andrea da Montefeltro occorre l’apporto di una cultura che ogni“movimento” della pietra esprime. Teologia, religione/religioni, alfabeto di“verbi” dall’ origine annebbiatasi nel tempo; letture oggi forse dimenticatenell’allontanarsi da quelle origini che avevano “scolpito” i valori e il sensoquotidianamente vissuti dei testi biblici, delle “cratos” elleniche, sofoclee odemostoniane.Per questo Andrea da Montefeltro è artista moderno ma non nel sensogeneralmente inteso della semplice contemporaneità. Anzi le sue distanzePartimenti Critici16da tanti movimenti germinati già nel Novecento sono stellari. Davanti aqueste sculture diventa impossibile dire “Che ci vuole, potevo farlo anch’io”( cfr: F.Bonami, 2009).Se arte- oggi – non è tanto ciò che è bello ma ciò che piace; se arte è ciòche fa commercio – come per i tanti “movimenti” spesso nati lontano danoi, Andrea da Montefeltro- alias Chiarabini- rientra poco in questi schemiclassificatori: è un po’ navigatore solitario, un po’ genio che con la stellapolare volta alle radici profonde dell’arte, vista come un “paniere” di valorie culture.E se si vuole un accostamento si potrebbe fare con gli artisti della CappellaSansevero a Napoli, straordinari cesellatori della tessitura del marmo. Anche il “cesto” di prodotti del cibo quotidiano, e che richiama il panieredi Arcimboldo, è un “contenitore” di prodotti biologici ma solo alla vista:perché ogni frutto ha una storia, una cultura che va oltre l’aspetto del ciboe richiama ancoraggi etnici e metafisici. E’ un tema che l’arte non ha maidimenticato (Mantegna, Crivelli, Leonardo da Vinci, i Della Robbia nei festonidelle loro terracotte invetriate) e questo è un a spetto fondamentale delnostro scultore, non chiuso in se stesso , ne nell’orizzonte – storicamentestraordinario - del Montefeltro ma indaga nell’Eden globale della umanitàcresciuta e ispirata da riti, culti, socializzazione e condivisione. Anche se èla cultura della tribù o quella del popolo aborigeno.Ma nel cristianesimo il “cibo” è “grazia salvifica”.I temi affrontati, incisi - si dovrebbe dire - nella pietra, sprigionano una visionedel mondo tutt’altro che localistica, anzi in linea con la stagione globale incui viviamo ma l’affronta con sguardo alle radici. Un tema, con il tempo,emerge, quasi a testimoniare questa capacità di leggere la universalità delPartimenti Critici17momento storico mai limitandosi ad una lettura del quotidiano e fugace,lontano dal “carpe diem”. E questo tema cresciuto nel frattempo, di operain opera, è , potremmo dire, l’ammirazione e la trepidazione per il Creato,che non è più ormai uno schema ideologico ma è diventato un fattore dipreoccupata e consapevole attenzione per la Umanità, in quell’Eden, cheè la culla delle generazioni cui lasciare il messaggio della continuità nellaconsapevolezza del bene e del buono e del bello.Le opere di Andrea da Montefeltro, quindi, hanno la capacità di essere“contemporanee” nella consapevolezza che anche l’arte è chiamata a darecontributi non peregrini, non semplicemente suggestioni o pedissequamentestesi sulle anemie quotidiane, ma alla cultura di una esistenza consapevole.Questa mostra nella Rocca Ubaldinesca è un po’ un’antologica dei lavoridi Andrea Chiarabini: opere presentate in altre sedi, ammirate, studiate. Mavi appare anche la più recente produzione: elegante nella forma, densanei contenuti. Ogni opera è un po’ un’arca di saperi. E basterebbe citare “Icigni” o la “Celeste gerarchia”, quasi una “Divina Commedia” immaginatae rappresentata nella roccia. In questa ricerca del sapere, la sfida all’ignotocome esigenza innata dell’uomo, è rappresentata da quel richiamo al mitodi Odisseo ne “L’Arco di Nessuno”. E quindi la “Scacchiera”, che - comespiega direttamente l’Autore - in essa “i pedoni sono distinti tra templarie saraceni nella lotta antica che oggi diviene ancora qualcosa di moltocontemporaneo”.E’ arte, dunque, che contiene , come la grande arte sempre ha fatto,messaggi non solo di estetica ma di valori, ora religiosi, ora, anche, diestrema attualità nella dimensione di un conflitto, mai sopito, tra male ebene che è alle origini dell’uomo.

Cav. Flavio De Gregorio

critico e storico dell’arte

In relazione ai fatti e alle reattive testimonianze grafiche da cui scaturisconoessenziali elementi plastici, nelle sculture realizzate dal giovane artistaAndrea da Montefeltro, sono sommate tutte le risultanze estetiche consonea rapportare l’estro alla scienza in una silente e apprezzata voglia di sapere.Perciò, la simbologia propriamente allusiva in queste opere modera lesequenze oggettive in uno spazio denso di nostalgici ricordi, dai quali affioral’anima dell’artista.Un teorema al trattato grafico scandisce l’elemento mistico della strutturasemplice e comunicativa, misurata nell’elegante metamorfosi del sogno conrilievi sferici e identità plastica stratificata in relazione all’azione tonale dellamimesi.La scienza e la religione comunicano d’impatto le innumerevoli fontiespressive proprie del medesimo pensiero, da cui, è vivo il vertice dellacomunicazione e della condizione strutturale cognitiva, in un susseguirsi diattimi estremamente riflessivi, esordi di vita con continuità di essa annoveranoil tessuto plastico di leggere visioni, scrutate con grazia dall’autore.

Andrea da Montefeltro e la sua arte

Ricerche storiche Alta Valtiberina Elda Fontana

Ci troviamo a Sestino, mio marito ed io, per un incontro culturale e il nostro amico Giancarlo Renzi che ci propone la visita alla cripta di S. Pancrazio, una realtà molto bella, restaurata di recente. Ospita, tra l’altro in quel periodo, la mostra di un giovane scultore che non conosco. Entrando nella cripta, un ambiente già particolare per la posizione sotterranea, illuminata flebilmente da luci fioche, comincio a intravedere dei manufatti chiari, finemente elaborati, quasi delle trine, che si trovano variamente posizionati lungo il percorso della cripta, illuminati con piccoli faretti che concentrano la loro luce sugli oggetti o che li illuminano dall’interno.

All’inizio del percorso troviamo un giovane magro e diafano, con ricciolicadenti, come un cavaliere d’altri tempi che, iniziando a parlare, con calmareligiosa, rivela essere l’autore di questi manufatti.L’arenaria del Montefeltro è chiara e compatta, e con la sua opera si trasformain oggetti parlanti; già a prima vista ti accorgi che la materia prima è quasiscomparsa per trasformarsi nella forza dei contenuti pensati e tirati fuori dallapietra con l’opera delle mani, guidate da un sentimento, studio, conoscenzaprofonda, quasi un viaggio nel paranormale e nella spiritualità. La materiasi trasforma in modo plastico, magistralmente guidata da un sogno che nonsembra terreno. Niente è lasciato al caso, ogni fessura, ogni particolare,ogni forma ha un suo valore simbolico trascendentale. Ogni oggettorealizzato si allontana dal precedente e non si ripete nemmeno in partenel successivo perché nasce da un’idea che cambia e che è già completa,Partimenti Critici21in ogni suo particolare, prima ancora di essere plasmata nella pietra. Percercare di capire l’opera di Andrea da Montefeltro, occorre entrare nellasua filosofia di vita, nel suo bisogno di adeguarsi al continuo cambiamentodell’esistenza. Le opere di Andrea non sono mai descrittive, non copianola natura, ma esprimono l’intuito di concetti storici e filosofici profondi, resicon ritmi personali, quasi un’opera musicale con note sconosciute, che nonsegue gli accordi classici, ma trova ugualmente un senso musicale definito,equilibrato e realizzato: non copia ma crea, non segue mode, ma cercal’essenza delle cose e del pensiero che non si decompone nel tempo, checontinua a resistere anche se il mondo cambia.Parlando con Andrea scopro che studia (so che si è laureato) e la cosache mi sorprende è che ha scelto Biologia molecolare che mi sembradistante anni luce dall’arte che realizza. Poi vero, considerando che labiologia molecolare studia l’origine della vita, il DNA, la chimica della vita,forse anche la sua arte nasce dalle fonti, partendo dalle origini mistichedell’universo, dell’uomo, della natura, della vita, delle religioni, delle civiltà,per cui credo che non ci sia in lui un dualismo, ma semplicemente il desideriodi rendere comprensibile e visibile l’enorme realtà interiore che possiede eche incrementa in un’arte coerente, difficile, elaborata, che si realizza ad unlivello artistico così elevato.

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